
Essere e Natura
Vivere nella bellezza è il primo passo per star bene
Oltre alla filosofia della Gestalt e a quella di G. I. Gurdjieff circa la volontà, il terzo cardine del mio counseling è l’insegnamento di un altro filosofo, Henryk Skolimowski. In particolare in due testi EcoYoga, Gaia Books Ltd, 2003 (da me appena tradotto dall’inglese e in via di pubblicazione anche in italiano) e The Participatory Mind, Arkana – Penguin Books, 1994 (attualmente non ancora tradotto in italiano), ha ben illustrato la sua concezione evolutiva dell’essere umano secondo cui le persone possono progredire e aumentare il proprio benessere se divengono coscienti di non essere elementi passivi in balia degli eventi, ma co-creatori del mondo in cui vivono. Di conseguenza, la riduzione dello stress e l’acquisizione di una capacità proattiva di vivere gli eventi sono la conseguenza dell’aumento della consapevolezza del legame irriducibile che esiste tra individuo e ambiente circostante. In tal senso il benessere individuale è strettamente legato alla possibilità di entrare in contatto diretto con il mondo e dunque con il suo aspetto primario, ovvero quello naturale, utilizzando anche pratiche specifiche come la camminata consapevole, la respirazione all’aperto, l’ascolto delle natura.
Diritto al silenzio e al vuoto
Nella Eco-filosofia del filosofo contemporaneo Skolimowski si sottolinea, inoltre, il diritto al silenzio, un diritto-bisogno sempre poco riconosciuto né soddisfatto. Nelle nostre città regna spesso il rumore tanto quanto l’agitazione, e il bisogno di pace, di stare, del semplice essere – senza dover costantemente fare qualcosa di pratico – è talvolta negato o guardato con sospetto. Nelle sessioni di counseling che svolgo esso può invece essere ritrovato, imparando a rivendicarlo, così come il proprio diritto ad una vita meno agitata ma più ricca di senso.
La natura è in tutto ciò un valido aiuto e permettere al cliente di prendersi il tempo per sé, nel silenzio, nel momentaneo allontanamento dal chiacchiericcio del mondo, è per me un modo semplice per restituirgli parte del gusto di vivere e della sua dignità di essere umano. A volte, infatti, per vedere più chiaramente quel che siamo e che vogliamo davvero, dobbiamo allontanarci dal caos. Inoltrarci in un bosco, camminare in un parco, visitare un semplice orto o un giardino sono i modi più adatti per ritrovare la chiarezza, specie se accompagnati a fare che questi luoghi diventino nostri maestri.
Ecco perché talvolta alterno le sessioni di tradizionale counseling verbale alle pratiche all’aperto. In alcune persone infatti il setting naturale facilita l’attivazione delle risorse interne e l’allontanamento dalle tensioni accumulate nell’ambiente urbano, spesso congestionato e nevrotico, è sufficiente, se ben guidato, a dissolvere anche le emozioni negative, conducendo la persona ad una spontanea centratura e ad un naturale rilassamento.
Da quando ci svegliamo al mattino a quando ci corichiamo, siamo sempre in relazione con l’ambiente circostante, ed esso si compone dello spazio fisico quanto di quello emotivo, della percezione del tempo e di quella del nostro corpo, della presenza dell’altro, della temperatura che c’è nella stanza quanto della sua luminosità. Tutto ciò ha degli effetti su di noi, positivi o negativi; imparare a gestirli e a costruire un ambiente adeguato alle nostre esigenze è l’obiettivo di quella via del benessere che possiamo definire counseling ecofilosofico.